Quando ho iniziato ad occuparmi di pet therapy in Italia se ne parlava molto poco. Erano gli anni ’90. Ho cercato, e tuttora lo faccio, di apprendere nozioni in campi a primo acchito lontani ma, poi facendoli miei, si tramutano nel mio metodo di lavoro.
Intrapresi diversi corsi di studi di cinofilia, di psicologia e di comunicazione umana. Tra questi frequentai un corso per educatore cinofilo e rimasi folgorata dall’insegnante. Un signore molto distinto, preparato e appassionato; era un insegnante curioso, caratteristica rara, ed un importante riferimento per la cinofilia italiana, Carlo Marzoli. A quel tempo era accompagnato da un malinos di nome Ortica, molto molto secchione.
Io ero accompagnata da Bianca, la mia labrador che cercava di rubare, durante le lunghe lezioni in aula, i giochi fighissimi di Titti, una bull mastiff, cagnona enorme accompagnata da una donna minuta ma molto energica, Antonella Signorelli. Quella strana coppia si muoveva sinuosamente, avevano lo stesso ritmo, lo stesso passo. Erano silenziose, la ragazza per carattere, la cagnona per motivazioni di razza. Titti aveva un collare molto sottile e veniva condotta con un guinzaglio altrettanto sottile, simile a quelli che si usano per i cuccioli. Con il tempo ho constatato che spesso lo spessore del collare è inversamente proporzionale alla relazione tra umano e cane. La loro relazione era forte come un filo di seta, come è diventata la nostra amicizia.
Il corso durò una decina di giorni, i cani erano stanchi come anche noi; l’ultimo giorno scoppiò una rissa tra un meticcio e un pastore tedesco. La proprietaria del pastore si attaccò letteralmente alla coda del proprio cane, inutilmente, rimase con un ciuffo di peli in mano. La signora del meticcio si era pietrificata, freezing, ed era incapace di fare qualcosa.
La rissa era molto cruenta, gli animali non lasciavano la presa. Riuscirono a staccarli, ma immediatamente riprese la lotta ancora più feroce. Durante il corso ci avevano insegnato che in caso di rissa, si sconsiglia di metterci le mani, ma è consigliabile creare un diversivo. Qualcosa che destabilizzi l’azione…. un colpo di scena.
Vidi una enorme ciotola dell’acqua, piena fino all’orlo, … IDEA!!! …. Prendo la ciotola e scaravento l’acqua per sedare la rissa. Dentro di me avevo la sensazione di essere una brava studentessa e di aver appreso quello che ci avevano insegnato poco prima…. Feci centro sull’insegnante, lui si girò mi guardò con sconcerto…. poi mi folgorò con lo sguardo…. e non mi bocciò all’esame!